Studiare il logo per un evento del settore aerospaziale, in particolare se si chiama "Fly Future", è stata un'operazione abbastanza semplice...
Tutta la forza espressiva, l'eloquenza, l'efficacia persuativa, è già insita nel nome. Il grosso del lavoro è già stato fatto dal suo autore (e grande amico) Luciano Castro.
Per me è stata una passeggiata tradurlo in simbolo, in forma e colore...
Ho voluto utilizzare il font Arial, successore più popolare dell'Helvetica, intanto perché è il più diffuso al mondo.
Ha un design lineare e privo di grazie, sempre molto moderno, con delle curve più morbide.
Con parti tagliate in diagonale... che ho voluto accentuare e implementare per evidenziarne un certo dinamismo verso l'alto.
È una famiglia di caratteri estremamente versatile, che bene si presta a vari usi (stampa, pubblicità, ecc.).
La forza del design dei caratteri della famiglia Helvetica è stata riconosciuta a livello mondiale (persino al MOMA di New York).
Giocherellando con le due iniziali (FF), ingrandimento, inclinazione, specchitura... è venuto fuori un marchio che, nell'immaginario comune, è la simbologia universale della libertà stessa: l'aquilone.
Ed è anche una delle espressioni più arcaiche del desiderio umano di volare.
L'aquilone ha radici storiche che si perdono nella notte dei tempi: fu inventato in Cina intorno al IV secolo a.C.
Da lì, si diffusero molto velocemente nel resto del mondo, ed anche in occidente, grazie a Marco Polo.
Un altro simbolo che ho intravisto è il boomerang. Ho voluto però associare a questo la forma di un aeromobile ultra futuribile: il Prandtl-D.
E' un velivolo complesso, cui gli ingegneri della NASA stanno lavorando, che nella configurazione Prandtl-M (una sorta di drone a forma di boomerang, appunto) dovrebbe sorvolare i cieli di Marte entro il 2030.
I colori del logo (azzurro e blu profondo) sono gli spazi dove le "macchine volanti" trovano la loro stessa natura di essere.
L'azzurro della troposfera, la parte più prossima a noi che alziamo il naso all'insù... e il blu intenso dell'esosfera, il limite più estremo dell'atmosfera.
Emilio Tomaselli