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Logo

l logo di Fly Future è stato ideato da un creativo di grande talento, Emilio Tomaselli.

Lui stesso ci racconta come lo ha disegnato.

Dall'aquilone all'astronave

Studiare il logo per un evento del settore aerospaziale, in particolare se si chiama "Fly Future", è stata un'operazione abbastanza semplice...
Tutta la forza espressiva, l'eloquenza, l'efficacia persuativa, è già insita nel nome. Il grosso del lavoro è già stato fatto dal suo autore (e grande amico) Luciano Castro.
Per me è stata una passeggiata tradurlo in simbolo, in forma e colore...

Ho voluto utilizzare il font Arial, successore più popolare dell'Helvetica, intanto perché è il più diffuso al mondo.
Ha un design lineare e privo di grazie, sempre molto moderno, con delle curve più morbide.

Con parti tagliate in diagonale... che ho voluto accentuare e implementare per evidenziarne un certo dinamismo verso l'alto.
È una famiglia di caratteri estremamente versatile, che bene si presta a vari usi (stampa, pubblicità, ecc.).
La forza del design dei caratteri della famiglia Helvetica è stata riconosciuta a livello mondiale (persino al MOMA di New York).

Giocherellando con le due iniziali (FF), ingrandimento, inclinazione, specchitura... è venuto fuori un marchio che, nell'immaginario comune, è la simbologia universale della libertà stessa: l'aquilone.
Ed è anche una delle espressioni più arcaiche del desiderio umano di volare.
L'aquilone ha radici storiche che si perdono nella notte dei tempi: fu inventato in Cina intorno al IV secolo a.C.
Da lì, si diffusero molto velocemente nel resto del mondo, ed anche in occidente, grazie a Marco Polo.

Un altro simbolo che ho intravisto è il boomerang. Ho voluto però associare a questo la forma di un aeromobile ultra futuribile: il Prandtl-D.

E' un velivolo complesso, cui gli ingegneri della NASA stanno lavorando, che nella configurazione Prandtl-M (una sorta di drone a forma di boomerang, appunto) dovrebbe sorvolare i cieli di Marte entro il 2030.

I colori del logo (azzurro e blu profondo) sono gli spazi dove le "macchine volanti" trovano la loro stessa natura di essere.
L'azzurro della troposfera, la parte più prossima a noi che alziamo il naso all'insù... e il blu intenso dell'esosfera, il limite più estremo dell'atmosfera.

Emilio Tomaselli

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